Un'altra auto contromano Fermato dopo 17 chilometri
«Non è possibile». Però è vero. Sempre così davanti alle immagini dell’assurdo. Il Tir che sterza, porta via come burro un guard rail, devasta l’altra carreggiata, uccide. L’uomo che esce di clinica, si infila in autostrada e per chilometri viaggia in senso inverso, Torino e tangenziale, e uccide.
«Com'è possibile?». Come è possibile chissà se potrà spiegarlo il romeno che ieri s’è fatto diciassette chilometri con una velocità senza scherzi per sette minuti, con la moglie e due figli a bordo. L'hanno bloccato a un casello, si è stupito e ha domandato: «Non era a doppio senso di marcia?».
Questa volta è finita come in una barzelletta stantia. Ma tutti quegli altri morti? In diciassette chilometri percorsi con decisione in contromano non c’è stato un incidente. Casello di Settebagni, bretella della A/1, Roma vicina e ancora invisibile. Il centralino del 113 invia personale alle uscite e allerta la Polizia Stradale. Telefonano in tanti: «Un altro pazzo, come a Torino, stessa cosa, fermatelo».
La prima telefonata è delle 9,05 di Ferragosto. Le altre sono in successione. Dalla centrale operativa si ascolta e si comunica agli equipaggi.
Bloccare un pazzo in contromano ad alta velocità in autostrada non è uno scherzo d’un attimo come pensano lettori e teleutenti. Speronare o sparare alle ruote può essere l’inizio di un disastro, automezzi impazziti, incidenti a catena. Il «folle» va accerchiato e ricondotto nella corsia giusta. Ieri si è riusciti a bloccare il traffico e isolare l’auto dalla strada inventata.
Ore 9,12, casello di Fiano Romano. Carreggiata libera, lampeggianti azzurri, pattuglie pronte a bloccare un’auto senza controllo di sorta. E invece lui rallenta, si ferma e li guarda un po’ stupito.
Opel con targa romena, autista romeno di 39 anni, con lui una donna e due bambini. «Tutto bene, agenti?». Tutto bene per niente: «Non mi sono accorto di nulla, che ho fatto di male? Mi pareva una strada a doppio senso di marcia».
Libretto e patente via, e etilometro. Etilometro zero. Il romeno per sette minuti e 17 chilometri in senso inverso non era ubriaco. È salito a Settebagni. È così difficile sbagliare ingresso, ed è così normale non accorgersi che qualcosa non va? È finita bene, non è stata la strage di Ferragosto, ma richiama la sicurezza, la proposta del ministro Altero Matteoli su una forma di «scatola nera» per tutti, anche le auto.
Il caso del Tir impazzito e quello della Piacenza-Torino Torino hanno sconvolto tutti. La ripetizione continua, martellante, di una sterzata, un urto, un rogo ha colpito l’emotività: da lì non ti salvi anche se sei attento. La fatalità invincibile. Subito dopo il caso di Torino.
Quest’uomo che non potrà mai raccontare è andato dalla barriera di Trofarello fin quasi allo svincolo che porta alle montagne di Sestriere in senso contrario. Un automobilista si è ucciso sbandando, un giovane medico che andava a lavorare è stato travolto mentre era sulla sua moto. Poi è morto anche l’uomo al contrario.
Usciva da una clinica specializzata nel trattamento dell’alcolismo. Possibile che abbia esagerato appena uscito? O, forse, per vincere i fantasmi dell’astinenza, aveva assunto farmaci antipsicotici, per evitare deliri?
La naturalezza del romeno di fronte ai poliziotti della Stradale è il prosieguo del silenzio dei due autisti morti. L’incoscienza di ciò che è accaduto o l’incapacità di spiegare che cosa è accaduto. Si parla di perfezionare ancora la segnaletica, c’è un dibattito politico. Rimangono la vera idoneità alla guida e la distrazione: secondi o diciassette minuti?
«Com'è possibile?». Come è possibile chissà se potrà spiegarlo il romeno che ieri s’è fatto diciassette chilometri con una velocità senza scherzi per sette minuti, con la moglie e due figli a bordo. L'hanno bloccato a un casello, si è stupito e ha domandato: «Non era a doppio senso di marcia?».
Questa volta è finita come in una barzelletta stantia. Ma tutti quegli altri morti? In diciassette chilometri percorsi con decisione in contromano non c’è stato un incidente. Casello di Settebagni, bretella della A/1, Roma vicina e ancora invisibile. Il centralino del 113 invia personale alle uscite e allerta la Polizia Stradale. Telefonano in tanti: «Un altro pazzo, come a Torino, stessa cosa, fermatelo».
La prima telefonata è delle 9,05 di Ferragosto. Le altre sono in successione. Dalla centrale operativa si ascolta e si comunica agli equipaggi.
Bloccare un pazzo in contromano ad alta velocità in autostrada non è uno scherzo d’un attimo come pensano lettori e teleutenti. Speronare o sparare alle ruote può essere l’inizio di un disastro, automezzi impazziti, incidenti a catena. Il «folle» va accerchiato e ricondotto nella corsia giusta. Ieri si è riusciti a bloccare il traffico e isolare l’auto dalla strada inventata.
Ore 9,12, casello di Fiano Romano. Carreggiata libera, lampeggianti azzurri, pattuglie pronte a bloccare un’auto senza controllo di sorta. E invece lui rallenta, si ferma e li guarda un po’ stupito.
Opel con targa romena, autista romeno di 39 anni, con lui una donna e due bambini. «Tutto bene, agenti?». Tutto bene per niente: «Non mi sono accorto di nulla, che ho fatto di male? Mi pareva una strada a doppio senso di marcia».
Libretto e patente via, e etilometro. Etilometro zero. Il romeno per sette minuti e 17 chilometri in senso inverso non era ubriaco. È salito a Settebagni. È così difficile sbagliare ingresso, ed è così normale non accorgersi che qualcosa non va? È finita bene, non è stata la strage di Ferragosto, ma richiama la sicurezza, la proposta del ministro Altero Matteoli su una forma di «scatola nera» per tutti, anche le auto.
Il caso del Tir impazzito e quello della Piacenza-Torino Torino hanno sconvolto tutti. La ripetizione continua, martellante, di una sterzata, un urto, un rogo ha colpito l’emotività: da lì non ti salvi anche se sei attento. La fatalità invincibile. Subito dopo il caso di Torino.
Quest’uomo che non potrà mai raccontare è andato dalla barriera di Trofarello fin quasi allo svincolo che porta alle montagne di Sestriere in senso contrario. Un automobilista si è ucciso sbandando, un giovane medico che andava a lavorare è stato travolto mentre era sulla sua moto. Poi è morto anche l’uomo al contrario.
Usciva da una clinica specializzata nel trattamento dell’alcolismo. Possibile che abbia esagerato appena uscito? O, forse, per vincere i fantasmi dell’astinenza, aveva assunto farmaci antipsicotici, per evitare deliri?
La naturalezza del romeno di fronte ai poliziotti della Stradale è il prosieguo del silenzio dei due autisti morti. L’incoscienza di ciò che è accaduto o l’incapacità di spiegare che cosa è accaduto. Si parla di perfezionare ancora la segnaletica, c’è un dibattito politico. Rimangono la vera idoneità alla guida e la distrazione: secondi o diciassette minuti?